Numeri a forma di teatro romano. Aosta

Cosa vuol dire Analisi Dati?

Ogni volta che parlo di analisi dati come parte del mio lavoro, molte persone mi chiedono cosa significhi.

Fare analisi dati è un’espressione generica che viene utilizzata in tanti settori e contesti diversi, perciò capita che ne abbiamo tutti una vaga idea senza sapere cosa voglia dire di preciso.

Ecco perché voglio fare un po’ di chiarezza, sull’argomento e su quello che faccio io in concreto.

Come abbiamo detto, non si tratta di un termine tecnico specifico ma di una semplice espressione in italiano, che significa appunto analizzare una serie di informazioni.

Più nel dettaglio, «analizzare significa scomporre un tutto nelle sue diverse parti per studiarle separatamente» (qui la definizione del Treccani).

Per estensione, implica anche esaminare attentamente, esporre nelle caratteristiche essenziali quel tutto che è l’oggetto del nostro studio.

L’oggetto di un’analisi può essere di qualunque tipo, e da qui l’ampiezza dell’argomento. Chiamiamo infatti ‘analista’ sia chi fa previsioni sull’andamento delle borse finanziarie, sia chi pratica la professione di psicologo o psichiatra.

In generale si parla di ‘analisi dati’ quando le informazioni oggetto di analisi sono in qualche modo oggettive e strutturate, solitamente con una presenza di informazioni di tipo numerico, e con l’utilizzo di metodologie statistiche.

Ad esempio, l’analisi dei dati di un questionario prevede l’analisi di risposte di tipo sia quantitativo (“quante volte hai comprato da noi quest’anno?”) sia qualitativo (“come ti sei trovato con il nostro assistente virtuale?”).

Anche le finalità dell’analisi possono essere molto differenti: dalla ricerca pura, per poter comprendere un fenomeno ancora sconosciuto, alla terapia di una persona, da finalità statistiche a finalità strategiche.

Ed è proprio di quest’ultimo caso che mi occupo io: analisi di dati con finalità strategiche, nel campo economico-finanziario di un’azienda.

Cioè?

Analizzo tutti i dati su cui riesco a mettere mano relativi ad un’azienda e all’ambiente in cui opera, per capire che tipo di strategie attuare per ottenere i risultati economici voluti.

Sì, perché più la formulazione della strategia è basata su dati oggettivi e concreti, più si riduce la probabilità di incappare lungo il percorso in ‘brutte sorprese’: concorrenti inaspettati, comportamenti imprevisti dei partner, mancato raggiungimento di step importanti, e così via.

Scendiamo nel pratico

Per chiarire meglio, posso suddividere la mia attività in sei tipologie di analisi principali.

Non sempre si svolgono tutte, dipende dai casi, di solito lo decidiamo insieme, il mio cliente ed io, in base a cosa vuole andare a rivedere/modificare nel suo status quo.

Vediamole insieme una ad una.

  1.   Analisi economico-finanziaria

Si tratta di una tipologia di analisi molto diffusa, nella quale si raccolgono in modo sistematico tutte le informazioni alla base della ordinaria tenuta della contabilità (generale e analitica, quando c’è).

Questi dati sono facili da reperire perché sono dati che solitamente l’azienda conosce, possiede ed utilizza già: sono relativi al flusso di ricavi, ai costi di gestione, agli asset aziendali e al rendiconto finanziario.

Di fatto, sono le informazioni che compongono il bilancio di un’azienda ma che riclassifico affinché siano il più chiare possibile rispetto alle scelte da fare, evidenziando i vincoli e le opportunità che rappresentano.

  1.   Analisi strutturale-organizzativa

Anche questo tipo di analisi è piuttosto diffusa e conosciuta, in quanto si tratta, in concreto, di una descrizione schematica delle caratteristiche essenziali che determinano la struttura produttiva e organizzativa di un’azienda.

Si analizzano, ad esempio, quali funzioni sono presidiate internamente e quali appaltate esternamente, i principi alla base delle politiche di gestione delle risorse umane (interne ed esterne), la gestione degli spazi a disposizione (produttivi, di immagazzinamento, commerciali, ecc.).

Questo tipo di informazioni spesso non sono formalizzate all’interno di un’azienda, ma vengono analizzate solo in occasione di revisioni strategiche.

Si tratta di un tipo di analisi che consiglio di fare a chiunque, perché spesso porta ad accorgersi di cose che prima non si erano notate, di possibili spunti di miglioramento o di sacche di inefficienza.

  1.   Analisi di mercato

Nel linguaggio comune, ha tre grandi significati diversi:

  • Indagini di mercato, cioè «una serie di domande volte a raccogliere e valutare elementi per meglio conoscere le possibilità di collocamento di un dato prodotto o servizio e il suo potenziale sviluppo» (sempre Treccani, qui). Possono essere svolte direttamente dall’impresa o, per suo conto, da appositi istituti, agenzie di pubblicità e simili.
  • Ricerca di mercato, che è «una particolare ricerca di statistica economica, basata sulla teoria dei campioni, volta a studiare i problemi della distribuzione dei prodotti, allo scopo di incrementare le vendite e ridurre i costi» (idem come sopra). Viene tipicamente svolta da appositi istituti, con elevate capacità statistiche.
  • Analisi dei mercati digitali, che è simile alla precedente ed è volta a capire il bacino di utenza, il valore dei possibili mercati, il loro livello di saturazione, la loro scomposizione in sotto-mercati,  i relativi trend di crescita o contrazione, ecc. La differenza è che si limita all’analisi dei mercati digitali, attraverso appositi strumenti anch’essi digitali, a completamento della conoscenza (ed eventuale ricerca) dei mercati fisici nei quali l’azienda opera.

Per i miei clienti, mi occupo direttamente solo di quest’ultimo tipo, perché non ho le forze necessarie per supportare indagini e ricerche ad ampio raggio.

Come è facile capire, si tratta di analisi ben più complesse delle precedenti, sia in termini di competenze richieste, sia di costi.

Infatti da una parte le competenze necessarie non sono così diffuse nelle aziende e quindi bisogna appoggiarsi all’esterno e dall’altra per questo tipo di analisi si aggiunge il costo di accesso ai dati che, in quanto esterni all’azienda e di proprietà di terze parti, devono essere acquistati.

  1.   Analisi del target

Consiste nel tratteggiare le buyer personas che compongono i segmenti di clientela dell’azienda, attuali e/o che si vogliono raggiungere in futuro.

Richiede un’analisi dettagliata dei dati della clientela: partendo dal partitario clienti aziendale, lo si arricchisce di informazioni tramite indagini demografiche e psicografiche, sentiment analysis, customer  journey map, per capire fin nel minimo dettaglio possibile i comportamenti del target che si vuole fidelizzare o attrarre.

Con questo tipo di analisi aiuto i  miei clienti a focalizzarsi sul risultato che vogliono ottenere, prestando attenzione alle persone insieme alle quali vogliono raggiungerlo, i loro clienti appunto.

  1.   Analisi dei canali

Si tratta di analizzare tutti i canali che l’azienda ha attivato, in termini di numerosità, ampiezza, efficacia e costo per avere a disposizione una sintesi ragionata dei mezzi utilizzabili nelle strategie di crescita.

I canali trattati sono sempre molto differenti tra loro, da quelli di comunicazione a quelli di distribuzione, dai canali pubblicitari a quelli di customer care e così via.

Avere una mappa chiara e sintetica dei canali che utilizzi, quanto ti costano e quanto ti rendono, ti aiuta a capire dove puoi investire con più sicurezza di risultato.

Infatti questa parte del mio lavoro piace sempre moltissimo!

  1.   Analisi del brand on line

Analizza il posizionamento on line del brand utilizzando tutti i dati precedentemente raccolti più una serie di dati aggiuntivi quali ranking, valore delle keywords aziendali, reputation digitale e awareness percepita.

Si utilizza nelle strategie che prevedono il coinvolgimento di uno o più canali digitali, a supporto di altri tipi obiettivi.

Queste ultime tipologie di analisi sono solitamente meno conosciute ma sono in grado di portare un valore aggiunto molto alto alle informazioni che tradizionalmente si utilizzano per “fare impresa”.

In ogni caso, qualunque sia la strategia che hai in mente, la fase di analisi/ricerca deve andare di pari passo con l’elaborazione della strategia, disegnando gli obiettivi partendo da una solida base: i dati oggettivi, appunto. In caso contrario il rischio di sprecare risorse, purtroppo, è dietro l’angolo.

E tu, come sei messo?

Quante di queste analisi fai sistematicamente all’interno della tua azienda? E quante invece non conoscevi?

Usi i tuoi dati di contabilità per capire dove stai andando o ti limiti ad inviarli al commercialista?

Se hai una strategia digitale come la misuri? E quanto spesso?

Svolgi le tue analisi per conto tuo o ti rivolgi ad istituti e consulenti esterni?

Se hai risposto di no ad una o più di queste domande, prova ad esplorare questo mondo e vedrai anche tu quanto può essere affascinante, oltre che estremamente utile per far crescere la tua azienda.

E se hai dubbi o domande, io sono qui, che ti aspetto!

Numeri a forma di teatro romano. Aosta
Numeri, a forma di Antico Teatro Romano. Aosta.
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3 pensieri su “Cosa vuol dire Analisi Dati?

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