Paura di sbagliare: sano timore o campanello d’allarme?

guardo san francisco dall'alto come se dovessi saltare

Cambiare spaventa perché abbiamo paura di fallire.

Di prendere la strada sbagliata, di sprecare il nostro tempo, di buttare via soldi.
Abbiamo paura che la nostra idea non funzioni, che vivremo con il rimorso di aver preso la decisione sbagliata, e che alla fine dovremo dare ragione a chi ci diceva “lascia perdere”.
È normale avere paura di sbagliare, per me, per te e per chiunque al mondo, soprattutto di fronte a una scelta importante, che comporta un cambiamento sostanziale della tua vita o della tua attività lavorativa.

La paura: lotta o fuga

La paura è il modo in cui il nostro cervello ci dice due cose: “cosa aspetti, buttati!” (lotta) oppure “fermati, rifletti” (fuggi).
Per lanciarsi abbiamo bisogno di un paio d’ali, altrimenti ci facciamo male.
Ed è tutta qui la differenza:

hai un bel paio di ali con cui buttarti nell’ignoto?

Devono essere fatte bene e reggere il tuo peso, e tu devi essere preparato per saltare, in modo tale che, quando sarai sull’orlo del precipizio, riuscirai a non farti bloccare dalla paura, quella che ti impedisce di uscire dalla tua comoda e sicura routine.
Facciamo un esempio: sei un artigiano, disegni e produci borse e vuoi provare a vendere all’estero i tuoi prodotti: hai chiesto un po’ in giro e ti sei fatto l’idea che con un aiutante e qualche migliaio di euro da investire puoi fare il salto che desideri.
Però solo l’idea di iniziare ti fa tremare i polsi: sarà la decisione giusta?

Come faccio a capire che tipo di paura ho?

Per capire se quel che ti sta bloccando è un allarme da ascoltare o un timore da superare, ho elaborato un metodo semplice ma efficace.
L’ho testato prima di tutto sulla mia pelle (è una storia che già conosci) e che ho sperimentato  anche con i miei clienti e finora ha funzionato alla grande: alcuni progetti sono decollati, altri abbandonati.
Scegliere di fermarsi non è sbagliato se ci si accorge che l’idea è senza sostanza o il nuovo business non può funzionare. Sarebbero progetti che non porterebbero ai risultati sperati.

Il metodo che utilizzo, di fatto, è un insieme di domande; trovare le risposte ti aiuterà a capire e testare la bontà e la solidità delle “ali” che ti sei costruito.
Se ti accorgi di avere tutte le risposte e ne sei ragionevolmente certo, vuol dire che hai un buon piano di battaglia, che può funzionare e che, molto probabilmente, è giusto tentare. Se invece ti mancano dei pezzi dovrai rimediare prima di partire, e ragionare, man mano che ottieni nuove informazioni, per capire se la tua idea sia ancora praticabile o non lo sia più come credevi.

Di seguito te le raggruppo in 3 aree principali.

Conosci il settore in cui vuoi andare ad operare?

Non avere un’idea del mercato in cui vuoi lanciarti è come progettare di buttarsi nel vuoto, senza sapere quanto è profondo, cosa si trova al di sotto, se ci sarà luce o sarà buio pesto.

Devi conoscere il settore di riferimento per poter impostare una strategia che funzioni: che tipo di consumatori comprano quel tipo di prodotto/servizio? Quanto spesso? Che tipo di concorrenza c’è? E se esiste, da quanto opera in questo mercato? Combina insieme più di un mercato o sono competitor focalizzati su una sola nicchia? E via di seguito.

Se conosci queste risposte sei a buon punto, in caso contrario suona un campanello d’allarme che dovrai spegnere prima di buttarti: fai ricerche di mercato, fai una partnership con chi conosce il settore, inizia con dei test super prudenti, o via dicendo.

Conosci i tuoi parametri produttivi?

Sia che si tratti di un prodotto, sia che si tratti di un servizio, hai sicuramente dei parametri produttivi da rispettare: conoscere i minimi e i massimi di questa forbice ti permette di affrontare preparato il cambiamento che vuoi attuare.
Conosci il costo minimo per erogare il tuo servizio anche solo una volta o produrre quel bene in un unico esemplare? E sai a quanti pezzi massimi puoi arrivare in un giorno/mese/anno?
Hai pensato a cosa faresti se la richiesta dovesse superare le tue capacità massime?
E hai pensato a come finanziare tutta la baracca per almeno un annetto senza vendere nemmeno un pezzo?

Conoscere potenzialità e limiti della tua azienda è un ottimo esercizio da portare a termine prima di lanciarsi, perché ti permetterà di affrontare al meglio gli imprevisti che in un viaggio ci sono sempre.

Conosci le persone con cui vuoi andare a parlare?

Per poter vendere qualcosa a qualcuno ci deve sempre essere, tra le due parti, un qualche tipo di relazione. On-line e off-line prima di comprare valutiamo sempre il venditore, anche solo con un’occhiata superficiale, e questa è già una prima relazione.
Ti sei mai chiesto come hai scelto il tuo banco del mercato preferito? O quale ragionamento ti ha portato la prima volta a decidere che sì, ti potevi fidare di Amazon e potevi provare a comprare qualcosa on-line? O ancora come hai deciso che il tuo commercialista ti offre un buon servizio?
Le risposte hanno tutte un comune denominatore: hai fatto una valutazione. Hai analizzato più o meno a fondo, parlando, spulciando i prodotti in vetrina, chiedendo ad altri il loro parere, o guardando le foto presenti sul sito.
E la tua valutazione è stata frutto di chi tu sei come persona, le cose che conosci e quelle che non sai, le esperienze che hai avuto nel passato, quelle belle e quelle brutte.
Chi è avvezzo all’informatica compra on-line da molto più di tempo degli altri, chi sa riconoscere la qualità di un tessuto trova a colpo d’occhio il miglior banco del mercato, così come chi non capisce nulla di fisco e tributi cercherà un commercialista di cui si possa fidare a occhi chiusi, mentre chi è avvezzo alla materia preferirà uno disponibile a spiegare e informare.

Tutto questo per dirti che devi sapere che tipo di persona vuoi raggiungere, come gli può essere utile il tuo prodotto/servizio e per quali motivi dovrebbe preferire te ad uno dei tuoi concorrenti. Se non ne hai idea, i campanelli d’allarme che suonano sono molti, e sono assordanti.

Perciò su le maniche, e informati, rifletti, studia: cerca di capire perché il tuo prodotto/servizio funziona, che tipo di persone lo comprano e perché, cosa ne pensano, come potrebbe essere migliorato o quali sono le parti che più apprezzano, che valore gli danno rispetto al prezzo pagato e via di seguito. Solo così potrai testare se le tue ali sono grandi e forti abbastanza da sorreggerti nel tuo lancio in avanti.

I timori sono superabili.

Quando ti poni tutte queste domande e capisci che, per ognuna di esse, hai delle risposte chiare sulle quali puoi fondare la tua strategia, sei a cavallo.
Perché vuol dire che puoi costruire un piano di battaglia che funziona e che avrà successo. E soprattutto che tutte le tue paure sono semplicemente quel sano timore che ci prende ogni volta che dobbiamo fare qualcosa di nuovo, quelle farfalle nello stomaco che abbiamo quando scegliamo di fare qualcosa di mai fatto prima, quando decidiamo di uscire dalla nostra zona di comfort e fare un passo verso l’ignoto.
Quando riesci a zittire i ‘se’ e i ‘ma’ nella tua testa con risposte ragionate e razionali, vuol dire che i tuoi timori sono superabili.

“La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare.” Jovanotti

E i rimpianti sono inutili.

E se hai un buon piano di battaglia che regge ai tuoi timori, allora non resta che buttarti.
Se non sei ancora convinto, recupera altre informazioni e tieni in caldo il tuo progetto per un periodo un poco più lungo.
Ma non rinunciare solo per paura.
Altrimenti ti resterà per sempre un rimpianto: chissà come sarebbe andata se?
E i rimpianti sono inutili, come l’ha già detto meglio di me agli inizi del Novecento la scrittrice Katherine Mansfield*:

“Il rimpianto è un enorme spreco d’energia. Non vi si può costruire nulla sopra. Serve soltanto a sguazzarvi dentro.’’

E tu, cosa aspetti?


*Katherine era partita dalla sua terra d’origine, la Nuova Zelanda, per andare a Londra, al centro della modernità dell’epoca, per poter realizzare il suo sogno di viaggiare per il mondo. È morta giovane, a 34 anni, ma ha scelto di non lasciarsi vivere dalla sue paure, le ha affrontate e superate, perché sapeva che erano infondate.

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